lunedì 5 novembre 2007

I.P.A. o A.P.A. Belghe?

Delle triple belghe luppolate come una IPA (Indian Pale Ale), tipologia di birra molto in “voga” adesso negli States, mentre sta subendo un discreto declino nella loro terra d’origine, la Gran Bretagna. Le birre IPA nacquero come una "astuzia” commerciale: le navi inglese che tornavano dalle Indie cariche di merci, nel viaggio di andata partivano con le stive semivuote: si pensò di ovviare a questo “difetto” spedendo fusti di birra nelle Colonie. Per sopportare un viaggio così lungo la birra doveva essere piuttosto forte, e soprattutto estremamente luppolata: nasce cosi' un nuovo stile birraio, l’IPA. All’inizio questa tipologia venne prodotta quasi esclusivamente da una piccola birreria londinese (la Hogdson) posta strategicamente vicina ai Docks della capitale; solo successivamente le grandi birrerie di Burton on Trent (Alsopp e Bass) entrarono prepotentemente in questo ricco settore di mercato, e con le loro avanzate conoscenze tecniche e la loro “acqua dura” ne conquistarono la supremazia.
Le IPA americane attuali però dovrebbero essere più correttamente definite APA (American Pale Ale), e sono meno dolci di malto rispetto alle colleghe britanniche, con una maggiore spinta di luppolo e un finale molto secco e asciutto. Quelle più particolari sono prodotte dalla Dogfish Head Craft Brewery, dal mastro birraio Sam Calagione, di chiare origini italiane.
Sia la De Leyerth, che la Achouffe si sono “gettate” in questo segmento di mercato, dando vita a birre estremamente caratterizzate, seppur con risultati diversi (la Houblon della Chouffe è molto più fantasiosa della Urthel Hop It, più monocorde). E’ interessante chiudere il cerchio con la Duvel Triple Hop, della Moortgat, nella sua veste anche di nuova proprietaria della Achouffe, chiamata quindi a fare un prodotto non sovrapponibile. In questa gara a tre la Chouffe Houboln ne esce nettamente vincitrice, in un segmento produttivo però, a mio parere, eccessivamente caratterizzato e pericolosamente specifico. Come diceva il buon Schigi nel numero di Agosto di fermentobirra, la moda produttiva attuale rischia di snaturare e appiattire la ricerca produttiva, dando vita a birre che “sono facili da fare, in quanto la ricerca degli equilibri gustativi e delle sottili aromaticità che spesso fanno la grandezza di un birraio sono scavalcate da valori aritmetici di amaro e intensità olfattiva”. Sono facili, ma durano poco. Come tutte le mode, anche questa passerà (per fortuna). © Alberto Laschi

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