mercoledì 19 dicembre 2007

I Trappisti e le Birre - Abbazia di Nostra Signora del Sacro Cuore di Westmalle


Abbaye Notre-Dame du Sacré-Cœur de Westmalle


L’abbazia di Westmalle si trova a Malle, sulla strada che congiunge Antwerp a Turnhout, a nord-est di Anversa, nella regione delle Fiandre.


Storia del monastero

La storia del monastero ha inizio nel 1794, quando alcuni monaci provenienti dal monastero francese di Nostra Signora della Grand Trappe si insediano in una tenuta agricola nei pressi di Malle. Sfuggiti alle persecuzioni scatenate dalla rivoluzione francese, alcuni monaci, partiti dalla Normandia, riescono a trovare rifugio nel 1791 presso il monastero svizzero di Val Sainte, guidato da Dom Augustin di Lestrange. La situazione appare subito come non definitiva: il senato di Friburgo infatti aveva già deliberato in anni precedenti che la comunità monastica non avrebbe mai dovuto superare il numero di 24 monaci, e quindi, passata l’emergenza, l’abate è costretto a pensare subito ad una nuova destinazione per almeno una parte dei propri confratelli. L’America appare subito come un campo di apostolato adatto per l’espansione del monastero, e nel 1793 tre monaci, Dom Jean Baptiste, Dom Eugenio de Laprade, Jean-Marie de Brune, si mettono in viaggio dalla Svizzera al Belgio per imbarcarsi alla volta dell’America stessa. Mentre si trovano a Gand vengono messi in contatto con monsignor Nélis, vescovo di Anversa, che manifesta loro il proprio desiderio di dare vita ad un monastero di vita contemplativa all’interno della propria diocesi.
I tre monaci, avendo nel frattempo avuta l’autorizzazione al cambio di destinazione da parte dell’abate dom Augustin, prendono così possesso nei primi mesi del 1794 di una fattoria che un ricco signore del luogo, R. De Wolf, aveva acquistato anche grazie ad una sottoscrizione popolare e aveva messo a loro disposizione. Il nome di questa fattoria è evocativo: “Nooit Rust” (“senza posa”, tradotto letteralmente); sembra fosse chiamata così perché la particolare conformazione del terreno costringeva chi la possedeva ad un lavoro senza riposo per farla fruttare. E senza posa i monaci si mettono subito al lavoro in questa nuova sede, come incessante è la loro ricerca di Dio attraverso la vita di preghiera.
Ma il progetto di fondare un nuovo monastero in America è sempre presente nella mente dell’abate svizzero don Augustin, e così, sempre nel 1794, e precisamente ad Aprile, spedisce dalla Svizzera altri otto monaci sotto la guida di dom Arsene alla volta di Westmalle: arrivati lì, dom Arsene assume la responsabilità di abate del nuovo monastero, permettendo così a dom Jean Baptiste di ripartire alla volta della destinazione originaria, l’America. E’ il 6 giugno del 1794, ed è la data ufficiale della nascita del monastero di Notre-Dame du Sacré-Cœur di Westmalle, che conta già 12 monaci.
Gli effetti deleteri della Rivoluzione Francese però non ci mettono molto a travolgere anche qui in Belgio la vita della ancor giovane comunità monastica di Westmalle. Nel 1795 i monaci sono costretti ad abbandonare il piccolo monastero a causa dell’invasione del Belgio da parte degli eserciti francesi. Riescono a rifugiarsi in alcuni dei monasteri della vicina Westfalia, e non fanno ritorno a Westmalle fino al 1802, quando l’abate svizzero dom Augustin, contando sulla apparente benevolenza delle truppe napoleoniche, riesce a farvi arrivare alcuni monaci provenienti da Darfeld. Nel 1811 però, in conseguenza al famoso editto Napoleonico con il quale si abolivano, fra le altre cose, anche gli ordini religiosi di clausura, i monaci sono costretti nuovamente ad abbandonare il monastero, riuscendo però a mettere in atto un piccolo, ma di fondamentale importanza, escamotage: tre di loro infatti, in abiti secolari e non più monacali, restano a sorvegliare ed amministrare i beni dell’ordine., sostenuti anche dall’appoggio dell’allora sindaco di Westmalle, msr. Delen, e di un ricco uomo d’affari di Anversa, il barone Pierre de Metode.
Il 21 agosto 1814 è la data ufficiale della definitiva rinascita del monastero, il primo ad essere ricostruito in Belgio dopo il turbine rivoluzionario. Ricostruzione, ma con alcune limitazioni: viene proibita la clausura, vengono tollerate le attività educative ed assistenziali, solo il numero dei costituisce una eccezione, sono 40 e non 20, come prescriveva l’ordinanza. Nel 1836 la bufera sembra passata in maniera definitiva, e il monastero che era, per il diritto canonico, ancora solo un convento, viene elevato al rango di abbazia da Papa Gregorio XVI; contestualmente, il primo abate ufficiale di Westmalle, dom Martin, viene nominato anche vicario generale dei trappisti in Belgio.
Da quell’anno la storia religiosa del monastero non riceve più scossoni, ed arriva fino ai giorni d’oggi, nei quali la comunità monastica vive secondo la Regola dei trappisti della stretta osservanza, con la giornata, che inizia alle 4.00 del mattino e termina con la compieta delle 20, scandita e segnata dal ritmo della preghiera e del lavoro.


Storia della birreria

La produzione interna di birra a Westmalle inizia nel 1836, sotto la guida del primo abate, dom Martins, che il 1° agosto di quell’anno delibera la costruzione di un ambiente ad essa preposto. I lavori terminano entro la fine dell’anno stesso, e alla farmacia, alla stamperia, alla biblioteca e al laboratorio di tessitura i monaci affiancano un’altra loro specifica attività, inizialmente volta solo alla produzione per il fabbisogno interno. I primi monaci addetti alla produzione sono Padre Bonaventura Hermans, farmacista e grande conoscitore di erbe e piante, e Padre Albericus Kemp, che aveva già lavorato in una fabbrica di birra prima di scegliere la vita monacale.

  
Pater Bonaventura Hermans († 1873) -    Monaco a lavoro nella birreria (1966)

La prima cotta viene servita nel refettorio dei frati il 10 dicembre 1836, e fino al 1860 la produzione è limitata al consumo dei padri; solo occasionalmente alcune bottiglie di birra venivano vendute fuori dai cancelli del monastero. Nel 1856 viene brassata per la prima volta una birra scura, “antenata” dell’attuale dubbel. E’ dal 1861 che comincia la vera e propria commercializzazione delle birre di Westmalle, (Chimay aveva cominciato già da due anni), dietro l’impulso tecnico produttivo di padre Van Ham, prussiano, con un fratello che produceva birra in Germania e dal quale aveva imparato, e poi importato nel monastero, importanti nozioni tecnico - commerciali. La produzione di birra aumenta gradualmente, in parallelo ai progressivi ampliamenti e ammodernamenti dell’impianto di produzione, fino al 1918, quando l’impianto viene temporaneamente chiuso per i danni provocati dall’esercito tedesco. Riaperto ufficialmente nel 1921, il birrificio interno ricomincia a produrre a pieno regime, e i monaci scelgono di avvalersi di distributori esterni al monastero per la commercializzazione delle loro birre, che iniziano a farsi conoscere in tutto il Belgio. E’ nel 1932 che il priore deposita come marchio registrato il logo e il nome delle proprie birre, preceduto dall’appellativo “trappistenbier” ,e nel 1935 viene definitivamente registrato un modello di bottiglia che reca stampigliato sul collo le lettere “A” e “W”, ancora oggi usate.

  

Nel 1934 finisce la costruzione di un impianto di brassaggio completamente nuovo. Sono gli anni del boom: le birre in produzione sono la Extra, la Dubbel Bruin, e la Blond. La Triple, ancora oggi il top della produzione di questo birrificio, viene prodotta a partire dal 1934, e la ricetta risulta praticamente immutata dal 1956. Fino alla data odierna altri lavori vengono fatti all’interno della fabbrica di birra dei monaci, oggi quasi del tutto computerizzata, nuove catene di imbottigliamento vengono installate, per una produzione annuale di circa 130.000 hl. Ma il segreto del successo rimane sempre lo stesso: l’uso di materie prime selezionate, acqua pura (prelevata da un pozzo profondo 70 mt. al di sotto dell’abbazia), malto d’orzo, luppolo fresco, il miglior zucchero candito, ceppi di lieviti coltivati in proprio. Sono birre vive, rifermentate in bottiglia, con gusto in costante evoluzione, pertanto non esistono due bicchieri assolutamente identici, essendo influenzati dall’invecchiamento, dalla conservazione, dal modo di versare la birra e dalla temperatura di servizio.
L’abbazia produce tre birre, due delle quali regolarmente in commercio: una, la “Extra” (4°) dal gusto rotondo e rinfrescante, moderatamente amara con note di mela, erba e paglia, è prodotta solo due volte all’anno ed è riservata all’uso interno per accompagnare il pranzo dei monaci e dei fortunati ospiti dell’Abbazia (viene paradossalmente chiamata dalla birreria “la Pils delle birre ad alta fermentazione”).




ABDIJ ONZE-LIEVE-VROUW VAN HET HEILIG HART
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©Testo di Alberto Laschi
©Immagini tratte da www.trappistbeer.net



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